Il ‘Padiglione di Diana’ o ‘Portale di Diana’ era l’entrata principale via acqua alla tenuta dei Barbarigo nel 17o e 18o secolo e fu una delle prime opere costruite del progetto del Bernini (inizio lavori circa 1662). Probabilmente, questa superba e imponente porta d’ingresso rappresenta uno dei luoghi più importanti di tutto il complesso monumentale, infatti, non significava solo l’accesso alla dimora dei Barbarigo sottolineando la grandezza del posto in cui si stava entrando, ma era l’inizio del percorso di salvificazione voluto dal Santo Gregorio Barbarigo.
Appena davanti al Portale, al suo esterno, su due robusti pilastri poggiano gli scudi dei Barbarighi, sorretti da due statue rappresentanti angeli in tranquillo atteggiamento di fanciulli dalla corta tunica. Il Padiglione di Diana, oltre ad essere una maestosa costruzione, è decorato con mascheroni, basso rilievi e 13 statue in pietra d’Istria tutte scolpite dallo scultore Enrico Merengo.
Tra queste sculture, forse, le più importanti sono le sei sulla facciata d’ingresso del portale e le quattro sul parapetto interno. Le sei sculture della facciata dall’alto verso il basso sono:
La statua di Diana
Questa scultura raffigura Diana dea della caccia, dei prodigi e delle mutazioni, raffigurata in atteggiamento bellicoso in ammonimento a non violare i confini del parco; questa statua è patrona del giardino ed è volutamente posizionata sulla parte più alta del portale perché, in ultima analisi impersonifica nostro Signore che sta al disopra di tutto;
Il Mascherone Barbuto:
Questa meravigliosa scultura sulla chiave di volta dell’ingresso principale rappresenta la testa di un uomo virile, forte e burbero, nell’atto di emettere un grido e che può rappresentare Sileno, maestro di sapienza ed indovino, che accoglie i visitatori di Valsanzibio, o, più probabilmente, rappresenta la generazione dei Barbarighi dalla cui folte barba la casata prende il nome; non a caso questa figura è stata messe al disotto della statua di Diana, ma sopra tutte le altre figure scultoree per sottolineare che i Barbarighi erano al disotto solo a Dio!
Le statue di Atteone e di Endimione:
queste sculture, rispettivamente alla sinistra e alla destra della porta d’ingresso, rappresentano le due figure mortali che nella mitologia impersonificano coloro che non si sanno accontentare e, pretendendo troppo dalla vita, alla fine si ritrovano con un pugno di mosche; queste figure allegoricamente rappresentano la nobiltà veneziana che, messe volutamente sotto il mascherone barbuto, sotto i Barbarighi, vengono redarguite dagli stessi di non essersi accontentati dei primi successi contro il gigante dell’Impero Ottomano, ma di aver osato troppo contro i Turchi portando, inevitabilmente, alla rovina e decadenza la Serenissima Repubblica
(nel 1660, Venezia, dopo un periodo di grande supremazia e predominio sul mar Mediterraneo, adesso era entrata in una fase di declino e stava perdendo tutti i mercati sul mediterraneo a favore dei Turchi!)
Le Statue dei Popolani
queste sculture, una che regge un barile di vino e la seconda un otre d’acqua, rappresentano due figure di popolani vestiti con semplicità e povertà e dall’aspetto disadorno e quasi deforme. Le figure popolane sono volutamente poste alla base del portale sotto le statue di Atteone ed Endimione, sotto quello che allegoricamente rappresenta la nobiltà, infatti, queste figure rappresentano la gente del popolo, base del potere del patriziato.
Le quattro statue sul parapetto interno da sinistra a destra rappresentano.
Le quattro statue sul parapetto interno da sinistra a destra simboleggiano:
La statua di Apollo
Il sole, che rappresenta la casata dei Barbarigo. Infatti, come il Sole, essendo solo nel cielo, è l’astro più luminoso e splendente, così i Barbarigo, avendo fatto la loro dimora lontana dalla Riviera del Brenta (sede della maggior parte delle dimore delle altre famiglie nobili veneziane), a Valsanzibio non hanno rivali e sono la famiglia più in importante e più in vista.